a cura di Francesco Terracciano
da Ampi Margini (LiberAria, 2022)
fotografia di Dino Ignani
Non ci rendevamo conto
via Caracciolo era solo traffico
San Domenico il posto
degli incontri, delle birre
ora mi commuovo al Chiostro
scendendo un vicolo a caso
capisco che non è vero niente;
niente è mai stato vero quaggiù
credo al tufo, agli odori che sento
a questo spruzzo di mare, al lamento
di una voce che esce da Forcella.
*
Con te sono venuti i vicoli, il banchetto
dei libri a Mezzocannone e la lava
d’acqua di quando piove – sembra
non possa smettere – le case si scurano
si fanno fragili, friabili, si piegano
ti seguono, ti ha accompagnato
pure la poltrona scassata messa
fuori da Filosofia, due si sedevano
si baciavano e poi si allontanavano.
*
La Madonna viola ha un pugnale nel petto
più sotto una dark scatta una fotografia
il metallo della lama, degli anelli, dei piercing
tra i banchi un uomo prega al cellulare
la schiena di un Cristo, palme sulle braccia
trans in borghese fanno la spesa al market
ragazzini crackati la fanno tra la spazzatura
eccoli dormire ripiegati sotto le luci di Sampa
città infinite – una dentro l’altra –
sottoterra cinque linee della metropolitana
e una più sottile di candele accese
rosario che divide la vita dalla morte.
*
Oppure giocando a pallone
la tecnica del battimuro
già da piccoli aspettavamo
che capitasse qualcosa
che mai capitava.
*
C’erano ampi margini, confini,
scatti da fare sul fondo, e l’erba
tagliata male. Crossare al centro.
Uno a saltare di testa, potevamo
crescere, raddoppiare in difesa.
Poi cosa è successo? Uno ha preso
un treno, uno è saltato di testa
o per aria. Alcuni sono rimasti
all’intervallo e non si rivestono
un altro ha ancora su la maglia
aspetta il lancio in verticale,
la svolta, ma non ci sono piedi
buoni, né arbitro, guardalinee,
non c’è pubblico, non c’è tribuna
solo il replay di un fuorigioco
fischiato da nessuno.
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