Viktòria Amèlina | Poesie inedite

a cura di Giovanna Frene
introduzione e traduzione dall’ucraino a cura di Marina Sorina


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parol
e

#68


In morte di una poetessa ucraina

Victoria Amelina è stata una scrittrice, poeta, saggista e attivista per i diritti umani ucraina, nata a Lviv il 1 gennaio 1986 e morta a Dnipro il 1 luglio del 2023, in seguito alle ferite riportate nella città di Kramatorsk, colpita da missili russi.

All’età di 14 anni Victoria era emigrata in Canada, per tornare presto in Ucraina. Ha conseguito un master in tecnologia informatica presso l’Università Politecnica Nazionale di Lviv e ha lavorato per dieci anni nel settore informatico, per dedicarsi poi alla carriera letteraria. 

Ha pubblicato il suo primo romanzo “La sindrome di novembre ovvero Homo Compatiens”, nel 2014 (ristampa nel 2015) e il secondo “Una dimora per Dom” nel 2017. Ha scritto inoltre due libri per l’infanzia. La sua prosa, le sue poesie e i suoi saggi sono stati tradotti in molte lingue, tra cui inglese, polacco, italiano, tedesco, croato, olandese, ceco e ungherese. 

Prima dell’invasione russa su larga scala, continuando a scrivere, Victoria Amelina ha lavorato instancabilmente per promuovere la cultura ucraina e la letteratura, partecipando ai numerosi eventi all’estero e vincendo prestigiosi premi internazionali. In particolare, ha fondato il Festival della Letteratura di New York, che si teneva nell’omonimo paesino della regione di Donetsk, quasi circondato dai territori occupati. Nel maggio 2023 le bombe russe hanno distrutto il centro culturale di New York dove si teneva il festival. 

Fin dall’inizio dell’invasione su larga scala, Victoria Amelina ha cominciato a scrivere poesie. Ma al centro della sua attività c’era la collaborazione con l’organizzazione Truth Hounds (I mastini della verità) per documentare i crimini di guerra e chiedere giustizia per i crimini internazionali commessi dalla Federazione Russa e dalle sue truppe sul territorio dell’Ucraina.

Il 27 giugno del 2023, Victoria era a Kramatorsk insieme ai giornalisti colombiani che si erano recati lì per parlare con i sopravvissuti ai crimini di guerra russi. Al momento dell’attacco missilistico russo, stavano cenando nella pizzeria colpita dall’attacco in cui sono rimaste uccise almeno altre 12 persone, tra cui tre bambini, e 60 sono state ferite. Il primo di luglio scorso Victoria è morta per le ferite causate dal missile russo. 

In un saggio del marzo 2022 per Eurozine, “Cancel Culture vs. Execute Culture”, Victoria ha riflettuto sul cosiddetto “Rinascimento fucilato”, la generazione di scrittori e artisti ucraini uccisi dal regime sovietico negli anni ‘30. Temeva che la storia avrebbe potuto ripetersi, portando via gli intellettuali dei primi decenni della indipendenza ucraina. Purtroppo la sua previsione si è avverata in modo tragico.

La sua chiara e convincente capacità di articolare la natura delle atrocità che l’aggressione russa ha inflitto all’Ucraina ha reso Victoria una delle voci ucraine più forti sulla scena internazionale.

Marina Sorina


*


Ho un figlio, io, e uno lei,
Prima della guerra ne aveva due,
Io, ne ho sempre avuto uno. 
E prova a spiegarlo agli altri,
Che lei ha ancora due figli,
Che quello dagli occhi chiari
Non è morto, non è scomparso. 
Lo partorisce ogni giorno,
Non un vagito, ma un grido di donna,
Accompagna il parto ogni giorno,
Ma lui non riesce più a gridare.
Lui guarda taciturno dal buio,
Come se pregasse di aiutarla,
Ma lei lo partorisce da sola.
Fra me e lei ora c’è l’oscurità. 
Perché ho un figlio, io, e uno lei,
Prima della guerra ne aveva due,
Io, ne ho sempre avuto uno solo. 
E prova a spiegarlo agli altri,
Che di figli ne abbiamo tre, noi due.


Le perdite dell’esercito ucraino

Le statistiche delle nostre perdite sono secretate,
fino alla fine della guerra, niente cifre.
Ci sarà il vicino, marito di quella donna
eccentrica che piantava i fiori rossi.
L’amico, che non ha avvertito nessuno.
L’insegnante che ci piaceva tanto.
Quella ragazza irritante, e il pittore
amato da tutti, che forse l'amava.
Nel nome del segreto di stato,
giuro, non conterò i nostri caduti,
non li conterò fino allo sfinimento,
e fino alla fine della guerra.
(In realtà c’ho provato, — e ho perso il conto.)
7.V.2022, 00:39


L’allarme

L’allarme aereo in tutto il paese
Come se conducessero alla fucilazione 
Tutti noi
Ma mirano uno solo
Il primo che capita
Non tocca a te, oggi. Stai sereno.


*


Mi ricordo da bambina stavo attenta,
Perché se mi fosse successo qualcosa
Mio nonno avrebbe pianto tanto-tanto,
Come il giorno quando nonna morì in ospedale. 
Ma mio nonno è già volato a raggiungerla,
Quindi non temo né la guerra, né la morte. 
Quando un missile colpisce la figlia dei vicini,
Io protesto contro il cielo, dove loro stanno. 
Dico: guarda, sono io quella senza nonno
Se lui ci fosse, sarebbe d’accordo con me:
“Hai ragione, è meglio se fossi stata tu,
Che un nonno non hai più, e il suo, guarda,
Resta seduto accanto a lei, non la lascia. 
Non riesce manco a piangere dal dolore.
Ma anche io, davvero, non sarei riuscito a lasciarla.”


Martedì


lui sa, dove lei sarà fra cent’anni
parla di vita lunga come se leggesse un libro.
in questa vita fatta di chiese e passi lenti,
e di città, dove lei, vestita di bianco, ride.
Lei invece domanda del mercoledì, soltanto:
e questo mercoledì, proverai a chiamarmi?
e da qualche parte lontana del paese lui si blocca,
scruta il nero silenzio del boschetto nemico,
scruta la probabilità, la fortuna con un binocolo
e scrive: ti telefonerò sempre di domenica.
di domenica lei si ferma in centro,
la chiamata risuona per tutta la città, 
vibra nelle tasche del vestito, nella sua pancia,
nelle gambe, nella testa e nel seno,
e la donna scoppia a ridere all’improvviso,
piena d’amore e rabbia: è lui,
la sta chiamando di domenica, 
– come aveva promesso. 

10.06.23


*


una donna smarrita vicino al mare straniero.
cappelli spettinati, vecchie scarpe sportive,
le labbra screpolate bisbigliano un solo nome.
la gente del posto pensa: avrà perso il marito.
ma io ho udito il nome che lei pronuncia,
non è un nome di uomo, né di bambino.
lei sta accanto al mare ed evoca un mare,
e il mare pensa: avrà perso il marito.
il mare non risponde a quel nome strano e sconosciuto,
solo porta fuori le conchiglie e le pietre aguzze,
solo mormora a modo suo, in lingua marina:
donna, lui tornerà ancora da te,
il tuo Azov.


*


in questa strana città testimoniano solo donne:
una mi racconta di un bambino scomparso,
due raccontano dei morti di tortura nei sotterranei,
tre raccontano che non hanno sentito di stupri, distogliendo lo sguardo,
quattro raccontano di urla dal Commissariato,
cinque di fucilati nei cortili,
sei raccontano, ma non si capisce cosa,
sette a voce alta contano ancora le scorte di cibo,
otto dicono che mento, non esiste la giustizia,
nove parlano fra loro andando al cimitero.
dove vado anch’io, perché in questa città ormai li conosco tutti.
e tutti i suoi morti sono i miei morti,
e tutte le sopravvissute sono le mie sorelle.
dieci raccontano dell’uomo sopravvissuto,
anche lui è stato arrestato,
potrà testimoniare, denunciare i boia.
busso alla sua porta, ma esce una vicina
e dice per conto suo:
è sopravvissuto solo in apparenza,
vai, parla con le donne.


Poesia su un corvo


In uno spoglio campo primaverile
una donna vestita di nero
grida i nomi delle sorelle
Come un uccello nel cielo vuoto
è da dentro di sé che li urlerà tutti

Quella volata via troppo presto
Quella che aveva implorato la morte
Quella che non poteva fermarla
Quella che non ha smesso di aspettare
Quella che non ha smesso di credere
Quella che ancora piange in silenzio

Li piangerà urlandoli tutti dentro la terra
come se seminasse il campo di dolore
E dal dolore e dai nomi delle donne
le sue nuove sorelle nasceranno dalla terra
e di nuovo felici canteranno la vita

Ma di lei, del corvo, che mi dici?
Rimarrà in questo campo per sempre
perché solo questo suo grido
mantiene in aria tutte quelle rondini
La senti come le chiama,
ognuna per nome?

_


Apparsa in un articolo del Guardian il 3 luglio 2023, Traduzione inglese dall’ucraino di Uilleam Blacker, tradotta dall’inglese da Pina Piccolo

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