cura e introduzione di Ilaria Palomba
ritratto di Eugenio Guarini
Bordi
#7
La ragazza che va in sposa di Tiziana Lo Porto (Sartoria utopia) è un canzoniere cosmico, e sorprende per la capacità di dissolvere ogni tematica in un racconto che si snoda nel versificare scarno, anti lirico, intriso di immagini raccolte nei luoghi e divenute interiori. È un libro di poesie ma anche una storia, un romanzo in versi, in cui si accede agli scorci di una vita: l’innamoramento, la danza di inseguimenti e fughe tra due amanti, i viaggi, l’amore per i-ching e le filosofie orientali, i miti beat e rock, Burroughs e George Harrison, l’incedere nelle città del mondo come in altrettante isole; una ragazza di ogni età, che viene dagli astri, che parla con i gatti e con i defunti, cerca nel reale il surreale. Una poesia piena di strati, uno strato oltre la limpidezza della lingua alligna il pensiero, la vita pulsante, il raccordo delle esperienze, il salto tra le dimensioni.
il non amore
tu che mi hai detto
che stare con me
è come sorvolare il mare
il cielo dentro la montagna dice l’i-ching,
ecco come sto
il tempo interiore
stiamo litigando
come sempre tu urli più forte
ma ho smesso di seguirti
sono in un bar di un’isola
trent’anni prima
il mare il tardo pomeriggio
la notte dilatata fino alle sei
la noia degli amici adolescenti
mi siedo a un tavolo di adulti
non li conosco e continuo a parlare
una canzone di dalla al jukebox qualcuno domanda cosa voglio bere
il tempo si sospende per qualche istante ogni cosa risplende di me
werner herzog
la sera in macchina
incontriamo due volte lo stesso cerbiatto ci guarda, lo guardiamo
sappiamo cose che ci teniamo per noi
la mattina dopo imparo
che incontrare animali vivi è un presagio presagio di cosa? domando
presagio di vita, dice
una notte di ottobre ad alba il buio cancella i paesaggi lasciando spazio al resto
io che scrivo
io che non scrivo io che perdo tempo amo perdere tempo
werner herzog che mi guarda e dice: ma questo già lo sai