a cura di Giovanna Frene
da Calabiani. Antologia privata dei miei demoni infantili (Oligo, 2022)
n.d.r. per rispettare l’impaginazione originale, i testi La casa e Fiaccole al vento sono stati inseriti come immagini ad alta risoluzione
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Dall’alto dell’esilio
A partire da un certo momento – diciamo dopo i trent’anni, quando feci le valigie e me ne andai dal paese natale – io ho cominciato a pensare al Polesine dall’alto del mio esilio. Dall’ alto di una solitudine impietosa e crudele, a voler essere precisi.
E con un profondo senso di colpa, anche questo va precisato. Quando il vento di tramontana scendeva dai monti e increspava l’acqua dei mille canali e fiumi di questa terra, mi accadeva infatti di udire in lontananza le voci dei miei compaesani.
Specialmente quelle dei Calabiani, di tutti coloro cioè che popolavano la borgata di Ca’ Labia [Cavarzere, n.d.r.] in cui anch’io ero nato e cresciuto.
Allora mi assalivano ad un tratto le voci dei morti, tutto il mio passato in sfacelo saliva prepotentemente a galla. Era un esercito di ombre cenciose e insolenti, larve maldestre che emergevano dalle tenebre per esibirsi in un’interminabile sfilata davanti ai miei occhi allibiti e spaventati.
E alla fine di quel can can funerario, mi ricordo, nient’altro mi restava nelle orecchie che un vano fruscio di erbe secche sbattute dal vento del Polesine.

Irma Zampieri, sposa di Pietro Permunian nonché mia cara e temuta nonna paterna, rappresenta il prototipo di ogni nonna dei Calabiani. È qui ripresa attorniata dai suoi figlioli con le teste debitamente rasate per timore dei pidocchi che, a quel tempo, imperversavano come la peste. Era lei alla sera, attorno alla stufa, che ci raccontava delle storie terrifiche prima di andare a letto.
La foto venne scattata un dì del 1937 sull’aia davanti alla casa di Marode, che era il soprannome di Eugenio Zampieri, il fratello di Irma, un omone alto due metri che compare nella cosiddetta “cronaca Baldi”.
La casa

Fiaccole al vento

Nell’esatto silenzio della neve
Qui tutto è deserto e tace,
bianca luna sull’acqua e finestre chiuse.
In nivea malinconia occhi mi fissano,
come due croci pesano di marmo.
Senza nome un cieco e senza volto
batte colpi alla porta della notte
nell’esatto silenzio della neve.
Carrozze gialle
Per questi viali di foglie nervose
la follia corre lesta sul filo di lana.
Per i viali di questo paese d’oltretomba
migliaia di carrozze gialle trasportano
i sogni di bambini addormentati.
SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole
Questa rubrica di poesie, Spostamenti, nasce dalla necessità prima di tutto di dare voce al testo poetico mediante un commento, inteso questo come pratica di lettura e rilettura lenta, necessarie per cogliere quei meccanismi del testo che spesso la lettura veloce che il web suggerisce occulta. Per certi versi, la pratica del commento tanto somiglia a quella che, nell’ornatus, è la caratteristica dei tropi: si tratta di compiere uno spostamento, una sostituzione, un cambiamento di direzione che investe un elemento originario, e che nel nuovo elemento che sorge altrove rivive in una veste traslata. La pratica del commento, infine, richiede un servizio umile e gratuito al testo poetico.
La rubrica avrà inoltre uno spazio dedicato alle “parole sulle poesie”, ossia alla recensione e/o segnalazione di libri di poesia, ma anche a testi che verranno ritenuti utili per quel che concerne la dimensione del fare poetico. In quanto a ciò che viene designato con “parole sulle parole”, si intende dare spazio all’ambito saggistico, ma anche a interventi di poetica e a interviste, con apertura a tutti coloro che desiderino dare il loro contributo.