Francesco Iannone | Cruor

a cura di Giovanna Frene
da Cruor (Il Ponte del Sale, 2023)


SPOSTAMENTI
Rubrica di poesie, parole sulle poesie e parole sulle parole

n°61


Datemi ossa da rodere e zampe
di gallina da bollire. Una vecchia 
contadina golosamente
ne mangiava in quantità.
Datemi i lamenti delle donne che
si fanno cadere ciocche di capelli
sulle gonne, che parlano il latino
degli ignoranti e belano
come le pecore del loro gregge.
Datemi la formula del pastore che sa 
allontanare una biscia
da una sorgente, far scoppiare
un capezzolo di latte ad una vacca, datemi 
gli spergiuri delle madri, le bestemmie 
degli uomini davanti ai bar. La paura
per i misteri che al sud diventano
Ianare e Marialonghe. Datemi
il pettine nella bara dell’uomo
che se ne va, la sua dentiera
e gli asciugamani. Datemi
i cadaveri per quarantott’ore sdraiati
nei letti maritali coi parenti
che baciano le freddure della morte.
 
Datemi i sughi
neri di sei ore sui fornelli, i santuari 
sui comodini delle nonne. L’asfissia 
dei vicoli dove ci si deve stringere 
per forza, e guardarsi, e la bizzaria 
di malocchio e tarantella. I sapienti 
del web non sanno distinguere
un tuono da un urlo
del diavolo, un pensiero nero 
da un improvviso sbuffo di vento. Ma qui 
Nina che ha novant’anni e Adele
appena trapassata che ne aveva 
novantuno, sapevano ogni cosa 
di questa vita e della vita di là
e la guerra viveva come
un antico giacimento fra le loro rughe
o un ago piantato per sempre
nel cervello. Datemi la resa
e la guerriglia di una parola, la cantilena
dei penitenti, la foga
degli assassini, i tremiti
degli eroinomani. Datemi
l’adolescente sulle scale che rumina
un chewing gum e ci crede
che la vita è grande e che gli adulti
hanno la ruggine fra le ciglia e le carie
nei bulbi oculari. Datemi la disperazione
dei vattienti che ogni sette anni
si dissanguano da soli a Guardia Sanframondi
e congiungono così le arterie dei vivi e dei morti 
e tutto nasce nuovo un’altra volta, tutto 
sbocciante, in cima al petalo, in vetta 
all’uragano. 

Datemi acqua
per dissetare la cammella, Dario ne chiese 
inutilmente, Amelia aveva un bisonte 
seduto sul cuore e crepò
volando all’incontrario. Datemi
le poesie sconce di Simone e le orme 
striscianti dei poeti che respirano
con le bocche attaccate alla radice. 

Datemi le carezze
che il povero Aldo
non ebbe dalla sorella Helle e l’esilio 
del singolo nella folla e la folla
nella testa quando si è soli. Datemi
la gemma e la sua nostalgia
di lucentezza, il suono
dei gomiti sul legno delle culle e i baci 
che mia madre orfana a sette anni 
non seppe darmi e di notte
la sentivo piangere con la faccia 
dentro l’ovale del water e vomitare 
rigurgiti di dispiacere e solitudini. 

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